Rimanere incinte è una rivoluzione, in ogni senso. Dal punto di vista fisico, il corpo cambia per ospitare un altro essere vivente mentre cresce, per darlo alla luce in sicurezza, per nutrirlo. In questo contesto il seno è una delle parti del corpo che cambiano prima e più visibilmente. Dal momento del concepimento l’equilibrio ormonale si modifica: l’aumento del livello di estrogeni stimola lo sviluppo dei dotti lattiferi, mentre quello del progesterone determina l’ingrossamento del tessuto mammario. Aumentano anche il tessuto adiposo e il flusso sanguigno. Già nelle primissime fasi della gravidanza, dunque, il seno aumenta di volume e di tono. Senza dimenticare che i capezzoli e le areole si fanno più grandi e più scuri. Tutti questi cambiamenti, normali e inevitabili, perdurano per il periodo della gestazione, e nel post partum, soprattutto se si allatta al seno (come caldamente consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità), il seno può aumentare ancora un po’ di volume.
Ma cosa succede dopo? Il seno torna quello di prima della gravidanza oppure no? Qui le risposte degli esperti e le soluzioni per chi non accetta che il proprio seno, magari dopo più gravidanze e con l’età, non sia più quello di prima.
Secondo gli esperti, dopo qualche settimana dal termine della gravidanza o del periodo di allattamento, il tessuto mammario (quindi le ghiandole e i dotti lattiferi) inizia a ridursi e nel giro di un anno o poco più torna, nella maggior parte dei casi, alle sue dimensioni originarie. Complessivamente si rientra nella taglia di coppa posseduta prima della gravidanza ma molto dipende dall’età dalla dolce attesa e dal numero di figli avuti.
Dal punto di vista estetico, infatti, spesso si notano delle differenze tra il “prima” e il “dopo”. Senza più necessità di produrre latte per nutrire il neonato, con il calo degli ormoni deputati, il volume e il tono delle mammelle si riducono e il seno può apparire “svuotato” (ipoplasia post-gravidica).
Un’altra conseguenza abbastanza comune è l’aspetto più rilassato, “cadente”, del seno – una condizione che in gergo tecnico si chiama ptosi e che è dovuta a lassità a livello della pelle, delle fasce muscolari e dei legamenti che sostengono le mammelle. Tutti questi tessuti si sono modificati per accompagnare i cambiamenti del seno inevitabili con la gravidanza e non è detto che si riesca a tornare alle condizioni di partenza. La pelle può aver perso elasticità e non essere più in grado di seguire il tessuto mammario mentre torna alle sue dimensioni originali, così come i fasci muscolari e i legamenti. “L’aumento di volume durante la gravidanza determina una distensione della pelle della mammella – spiega Claudio Bernardi, chirurgo plastico e presidente dell’Associazione italiana chirurgia plastica estetica (Aicpe) – Un aumento di volume molto consistente, però, non causa solo distensione ma anche una crescita della pelle stessa, cioè un aumento del numero di cellule dell’epidermide. Questo significa che al termine del percorso di gravidanza ed eventualmente allattamento il rapporto tra contenente, cioè la cute, e il contenuto, ossia la ghiandola, risulterà alterato, e la pelle in eccesso e la ghiandola, anche per effetto della gravità, tenderanno a cadere. In altre parole il tessuto si abbassa al di sotto del solco mammario e le areole tenderanno a guardare verso il basso”.
Le probabilità di ‘ptosi’ del seno aumentano con l’età della donna, con il numero di gravidanze, con l’entità del cambiamento di volume del seno e di peso corporeo generale, ma influiscono anche fattori genetici ereditari, lo stile di vita e alcune abitudini (fumo, sedentarietà, non usare adeguati supporti per il seno).
Va sottolineato che dai dati disponibili l’aspetto “svuotato” e “cadente” del seno non sono strettamente associati all’allattamento. In altre parole, a livello statistico non ci sono differenze significative tra le donne che hanno allattato al seno (o hanno usato il tiralatte) e quelle che non hanno allattato. I cambiamenti, quindi, sono da ascrivere, in primis, alla gravidanza in sé e poi agli altri fattori predisponenti.
È possibile fare prevenzione?
Dal momento che i cambiamenti del seno in gravidanza sono inevitabili e che la maggior parte dei fattori che contribuiscono al rischio che i cambiamenti siano permanenti è fuori dal nostro controllo, non ci sono strategie davvero efficaci per prevenire gli inestetismi. Uno stile di vita sano, un’alimentazione equilibrata, evitare il fumo, mantenere un buon grado di idratazione ed elasticità della pelle e tutti gli altri consigli validi per rimanere in salute e in forma, ritardando i fenomeni connessi all’invecchiamento, comunque, possono aiutare a ridurre l’impatto dei cambiamenti estetici.

È possibile agire nel periodo post gravidanza/allattamento per rassodare il seno?
Non ci sono sistemi che possano far tornare il seno alle condizioni pre-gravidanza. Prodotti per la pelle e un’alimentazione corretta contribuiscono a mantenere l’elasticità della cute, ma non sono risolutivi. Indossare reggiseni che diano l’adeguato supporto può contenere la ptosi, contribuire all’aspetto estetico e far sentire più a proprio agio. Il controllo del peso (senza aumenti o cali troppo ingenti e repentini) è un fattore discriminante. Infine, dopo il parto e previo consulto con il proprio medico, intraprendere un programma di allenamento per rafforzare i muscoli pettorali e quelli della schiena può contribuire a migliorare la postura e a sostenere maggiormente il seno. “Tuttavia l’allenamento dei muscoli pettorali, specie se intensivo, può essere controproducente dal punto di vista estetico – puntualizza Bernardi – L’aumento di volume dei muscoli sarà visibile nella parte alta della mammella, e in caso di ptosi il risultato sarà il configurarsi di una curvatura a ‘S’ davvero poco gradevole alla vista”.
La chirugia estetica del seno ‘dopo i figli’: mastopessi e mastoplastica additiva
Tralasciando le pericolose terapie ormonali, l’approccio che può risolvere l’aspetto svuotato e cadente del seno post-gravidanza è quello chirurgico. “L’intervento di mastopessi ci consente di ridare tonicità ai tessuti della mammella, ripristinando l’equilibrio tra contenente e contenuto – chiarisce il medico – Nei casi di involuzione post-gravidica e di ptosi lieve, una soluzione è quella di aumentare un po’ il volume inserendo delle protesi mammarie. Il risultato, in genere, è molto buono e l’intervento comporta cicatrici minime. Diverso, invece, è il caso di ptosi importanti, nei quali la pelle in eccesso deve essere tolta, e quindi, indipendentemente dall’inserimento o meno di protesi, le cicatrici saranno di più e più evidenti”.
Un’ultima precisazione: “Idealmente, il ricorso alla chirurgia plastica per la riduzione della ptosi della mammella dovrebbe avvenire al termine del ciclo riproduttivo della donna, ossia quando si esaurisce la possibilità o non c’è il desiderio di ulteriori gravidanze – conclude Claudio Bernardi – In questo modo si tutela del tutto l’integrità del tessuto ghiandolare funzionale all’allattamento. Ad ogni modo, le moderne tecniche chirurgiche ci consentono di effettuare interventi di mastopessi conservativi del tessuto ghiandolare, che, in caso di successive gravidanze, lasciano comunque intatta la possibilità di allattare al seno in sicurezza”.
Bibliografia
- AMERICAN SOCIETY OF PLASTIC SURGEONS, Better breasts after pregnancy and breastfeeding
- AMERICAN SOCIETY OF PLASTIC SURGEONS, Breastfeeding Does Not Cause Sagging Breasts in Augmentation Patients, ASPS Study Finds
- THE OHIO STATE UNIVERSITY, How does breastfeeding or pregnancy change breast tissue?
- AMERICAN ACADEMY OF PEDIATRICS, Common Myths About Breastfeeding
- Pisacane A, Continisio P; Italian Work Group on Breastfeeding. Breastfeeding and perceived changes in the appearance of the breasts: a retrospective study. Acta Paediatr. 2004 Oct;93(10):1346-8. doi: 10.1080/08035250410033880. PMID: 15499956.
- Rinker B, Veneracion M, Walsh CP. The effect of breastfeeding on breast aesthetics. Aesthet Surg J. 2008 Sep-Oct;28(5):534-7. doi: 10.1016/j.asj.2008.07.004. PMID: 19083576.