“La radioterapia brucia la pelle?” “Meglio aspettare di fare la radioterapia e rimandare la ricostruzione del seno?” “Meglio le protesi o i lembi per evitare problemi con la radio?”Sono numerosi i dubbi delle donne che stanno affrontando le cure contro il tumore mammario. Molti riguardano anche il ‘post’, cioè quando, fatta la mastectomia ed eventualmente la ricostruzione della mammella, devono affrontare la radioterapia, necessaria nel 30% dei casi. Il gruppo di specialiste ‘Donna x Donna’ si è dedicato questo anno a rispondere alle principali domande che le paziente rivolgono loro per indicare soluzioni e ridurre le complicanze possibili.
Le abbiamo intervistate sulle nuove tecniche di radioterapia a dosi inferiori, quindi con meno effetti collaterali, sulle soluzioni per affrontare eventuali problemi e sulle tecniche di ricostruzione del seno a meno rischi ‘complicanze’.Riportiamo inoltre la brochure Donna x Donna 2022, contenente le risposte delle specialiste sulla questione tra tumore al seno, radioterapia e ricostruzione della mammella.
La radioterapia, le cui radiazioni distruggono le cellule tumorali abbassando il rischio che il tumore mammario si riformi e la mortalità cancro-correlata, è anche una terapia che, per quanto necessaria, può incidere sul risultato estetico della ricostruzione e aggiunge preoccupazioni alle pazienti.
L’irradiazione è fortemente indicata in alcuni casi e, ad oggi, interessa circa il 30% delle donne mastectomizzate e subito ricostruite. Le complicanze da radio però ci sono, seppure in forma soprattutto lieve o di media entità e sono più frequenti quando si usano gli espansori piuttosto che la ricostruzione immediata con protesi o lembi.
Si va da un 15.1% di problemi con l’uso dei lembi al 18.2% con protesi, fino al 36.8% con espansore. Le complicanze più frequenti, come dicevamo, sono di lieve o media entità, trattabili con terapie e cure di supporto. Più rare le complicanze severe, per le quali è necessario rioperare la mammella.
Questi in sintesi i dati raccolti dal gruppo di 74 senologhe, chirurghe plastiche e psico-oncologhe afferenti al progetto Donna X Donna 2022, dedicato all’informazione sulla ricostruzione del seno dopo la mastectomia questo anno risponde ai numerosi dubbi delle pazienti sugli effetti della radio sul proprio seno ricostruito.

Carezza di Eva di Diabolik © Astorina Giuseppe Palumbo
La nuova radioterapia riduce i rischi
“L’uso di nuove tecniche, come la radioterapia a intensità modulata (IMRT) e la radioterapia volumetrica ad arco (VMAT) e l’impiego di schemi di ‘ipofrazionamento’ con dosi inferiori di radio hanno permesso di conformare sempre più la dose al volume bersaglio con il massimo risparmio dei tessuti sani circostanti, riducendo il profilo di tossicità correlato al trattamento e offrendo la possibilità di migliorare il risultato estetico e la qualità della vita, – sottolinea Elisabetta Bonzano, dipartimento di radioterapia oncologica alla Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Università di Pavia e membro comitato promotore Donna X Donna. “Inoltre, un approccio sempre più individualizzato per quanto riguarda il contouring, consente una migliore definizione dei volumi e una pianificazione del trattamento con dose sempre più conformata al target, permettendo così di ridurre i volumi irradiati ed il rischio di effetti collaterali radioindotti.
Radioterapia al seno: ad ogni complicanza la soluzione
Quali soluzioni per prevenire e ridurre problemi da radio? Terapie e trattamenti diversi per ogni caso. Si va dal lipofilling /uso di grasso autologo per ammorbidire la mammella ricostruita con protesi e indurita dalla radio, ai massaggi per ridurre l’irrigidimento dei tessuti ricostruiti senza uso di protesi, dalle creme schiarenti ai laser depigmentanti per diminuire l’iper-pigmentazione della pelle indotta dalla radioterapia fino alle diverse tecniche operatorie necessarie nei casi di reazione alla radio di entità più severa.
“Nei casi di mastectomie ricostruite nello stesso intervento, con o senza l’uso si protesi, la radioterapia può indurre problemi di lieve e media entità, i più frequenti e trattabili sia chirurgicamente che con terapie di supporto, come il lipofilling e i massaggi. Ci sono poi complicanze più severe, seppure più rare, difficilmente risolvibili se non operando nuovamente la paziente. Una stretta collaborazione tra chirurghi e oncologi radioterapisti delle Breast Unit permette la scelta della metodica più indicata per ogni singola paziente” spiega Marzia Salgarello, Professore Associato di chirurgia plastica all’Università Cattolica del Sacro Cuore – Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, Roma, comitato promotore Donna X Donna.
Radioterapia al seno e complicanze: la ricostruzione immediata riduce i rischi
Le complicanze dovute alla radioterapia sul seno ricostruito sono minori quando si sceglie la ricostruzione immediata con protesi eseguita insieme alla mastectomia. Mettere invece l’espansore e attendere di fare la ricostruzione in un altro periodo invece pare aumentare il rischio.
“Se l’incidenza cumulativa a 5 anni di qualsiasi complicanza è simile nelle mammelle con ricostruzione immediata usando il lembo autologo e le protesi, rispettivamente l’11,2% e il 12,6%, una maggiore incidenza di complicanze si verifica nelle mammelle ricostruite con espansore/protesi, che sale al 19,5%, – spiega Elisabetta Bonzano, dipartimento di radioterapia oncologica alla Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Università di Pavia e membro comitato promotore Donna X Donna. “Se aggiungiamo la radioterapia i casi salgono a 15.1% con l’uso dei lembi, al 18.2% con protesi e al 36.8% con espansore. Nello specifico parlando di contrattura capsulare la ricostruzione con espansore e successivamente con protesi, rispetto alla ricostruzione immediata con protesi è associata ad una maggior incidenza che sale al 15.3% verso il 7.0%”.
Rimandare la ricostruzione in un momento successivo alla radioterapia aumenta il rischio di complicanze. “Il posizionamento dell’espansore dopo radioterapia non è in genere raccomandato, a causa dell’eccessivo tasso di complicanze che vanno dal 30% al 50% secondo studi recenti” precisa Bonzano.
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