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maura gancitano giovani insicure

Ti sei rifatta il seno? Ecco i pregiudizi degli italiani sul corpo delle donne. Gancitano: le giovani già giudicate in famiglia

di Silvia Mari

“Capisco se hai avuto un’asportazione dopo una malattia o se hai il seno cadente dopo l’allattamento… c’è disagio…. se hai avuto un forte dimagrimento e il seno si è svuotato… non accetto magari le ragazzine di 17-18 anni che vogliono rifarsi il seno per somigliare a qualche star… non capisco chi ha un seno normale e si fa una quinta… trovo fuori luogo una donna che a 60-65 anni decide di rifarsi il seno…”. A parlare è Maria C., intervistata per l’indagine dedicata a come gli italiani giudicano il corpo delle donne e la chirurgia estetica, promossa da Polytech Italia e realizzata da Yoodata, società di data science, su un campione di oltre 1000 persone dai 15 fino ai 70 anni, uomini e donne da tutta Italia.

È il seno, con una percentuale complessiva del 59%, l’operazione a cui immediatamente si pensa quando si parla di bisturi estetico, seguita dalla rinoplastica e dalle labbra. Più favorevoli alle protesi le donne, soprattutto in nord Italia e con maggiori possibilità economiche e profili culturali e professionali elevati. Più critici e resistenti uomini e donne del centro sud, di uno status sociale più basso.

Il sondaggio torna su un tema che sembra non conoscere cambiamenti nel corso del tempo: il corpo delle donne che hanno un’esposizione pubblica, e oggi anche social, fortissima. Difficile delimitare il tema della bellezza a una sfera solo privata o psicologica: la donna che mette mano al suo corpo diventa immediatamente esposta e quindi giudicata con il rischio che oggi molto più di ieri esista il ‘dovere di essere belle’ a qualsiasi età. E sono proprio le donne le giudici più severe: “Pensano più all’apparenza che alla sostanza… non hanno niente da pensare, solo ad apparire… se avessero qualcosa di più importante a cui pensare!…” è una delle frasi emerse dai colloqui e che rappresenta bene quel 58% di donne dai 43 ai 58 anni che definisce la chirurgia estetica ‘inutile’ con un 55% nettamente contrario, una percentuale che arriva al 75% nella fascia d’età dai 55 anni ai 70. Insomma, una sonora bocciatura che confligge con quell’idea che oggi le donne siano più libere e consapevoli. È un bene o un male e soprattutto qualcosa è cambiato davvero? Viene da chiederselo osservando i dati che tradiscono più di qualche contraddizione.

Donne in vetrina

Per l’ 86% degli italiani il corpo delle donne è sempre più esposto e per il 78% le donne si rappresentano sempre più come ‘oggetto sessuale’, ci dicono i dati dell’indagine Yoodata/Polytech Italia. Una visione che suona come uno schiaffo alla maggiore libertà e consapevolezza che emergerebbe dalle risposte delle donne più giovani. Proprio la generazione Post Millennials sembrerebbe essere infatti quella più insicura. D’altra parte, i giovanissimi appaiono come una realtà assai stratificata: se è giovane la donna che è finita al centro dello scandalo estivo esibita su una tavola imbandita come una portata del buffet coperta di cioccolata, ha 14 anni l’adolescente che la nota e resta amareggiata di quel che vede parlandone con il papà che denuncia il fatto sui giornali.

E i più grandi? Gli intervistati dai 59 ai 70 anni sono i meno favorevoli alla chirurgia estetica, ben il 75% ne dà una lettura ipercritica; una percentuale che scende al 60% dei 43-58enni. Un pregiudizio che sembra sopravvivere immutato dalle pin up della pubblicità anni 50 ad oggi.

Faccio questo mestiere da 42 anni e devo constatare che quasi nulla è cambiato nella percezione generale della chirurgia estetica, sia da parte degli uomini che delle donne... La superficialità del mondo è sempre sottostimata.

Roy De Vita
primario UOC chirurgia plastica Istituto Tumori di Roma Regina Elena

“Faccio questo mestiere da 42 anni- spiega Roy De Vita, primario UOC chirurgia plastica Istituto Tumori di Roma Regina Elena e riferimento per la chirurgia ricostruttiva del seno dopo un tumore – e devo constatare che quasi nulla è cambiato nella percezione generale della chirurgia estetica, sia da parte degli uomini che delle donne…La superficialità del mondo è sempre sottostimata” dichiara quasi in una battuta con l’auspicio che si riesca anche ad indagare la bellezza in un’ottica che non sia solo quella dell’esposizione pubblica che sembra sottoporre le donne ai pregiudizi di sempre.

Per il 57% dei 59-70enni e il 51% dei 43-58enni, infatti, una donna che si rifà il seno è superficiale, salvo poi dichiarare di poter decidere in piena libertà se modificare il proprio corpo, così la pensa l’83% delle boomer stesse. Un bel po’ di confusione o più verosimilmente un doppio binario moraleggiante.

Quanto è favorevole all’operazione per rifare il seno...

Dopo un'operazione per tumore

Per finalità estetiche

Per correggere malformazioni al seno

E se fosse paura di dire che la chirurgia estetica ha conquistato l’immaginario femminile e basta? L’atteggiamento cambia radicalmente quando l’intervento segue a una mutilazione chirurgica per tumore del seno: “Ti viene tolta una parte che è il simbolo della femminilità… l’asportazione della mammella è un danno sia fisico che psicologico… è un trauma vero e proprio…” risponde un’intervistata. E qui si apre una visione che ormai consacra la ricostruzione mammaria come un momento cruciale della cura e della guarigione. Tutti conoscono abbastanza delle protesi, soltanto una giovanissima ha parlato tra le tecniche ricostruttive di quella che utilizza tessuti autologhi e grasso del proprio corpo.

Gen Z, generazione fragile per Maura Gancitano

La generazione dai 15 ai 26 anni di età si rivela senza dubbio la più fragile tanto che ‘alle volte sono così insicura del mio aspetto che non vorrei uscire di casa’ dichiara ben il 48% delle ragazze. È la generazione che sdogana la chirurgia estetica alla pari di un tatuaggio (il 50% di 15-26enni, a fronte del 37% dei Millennial, del 27% della Gen X e del 20% dei boomer) e giudicano la scelta di una donna di rifarsi il seno come una scelta di ‘libertà’: così è per il 64% dei ragazzi.

E proprio sui ragazzi non bisogna cadere nel facile trappolone che siano i social a determinare tutto del loro comportamento e a influenzarli più di tutto. La filosofa e saggista Maura Gancitano, intervenuta insieme ad altri esperti e al prof. De Vita alla presentazione dei dati della ricerca, che numerosi incontri tiene nelle scuole di tutta Italia, lo spiega: “Noi più grandi tendiamo a pensare che la grande pressione venga dai social invece mi è stato detto e di no e ho ritrovato nello studio che il primo giudizio viene dalla famiglia: se una ragazza è troppo grassa, o magra ad esempio….spesso si tratta da parte dei genitori anche di paura preventiva per senso di protezione dei figli. Le ragazze si sentono in famiglia molto giudicate e la reazione dei genitori è spesso un’imposizione: ‘se non mangi non esci’… ma non è imponendo che si risolve qualcosa, bisogna collegare il corpo alla salute psicologica. Non c’è cosa giusta o sbagliata, più o meno libera… l’ importante è rendersi conto che si tratta di qualcosa che ha un effetto sulla psicologia, sulla percezione di sé…”.

Noi più grandi tendiamo a pensare che la grande pressione venga dai social invece ho ritrovato nello studio che il primo giudizio viene dalla famiglia: se una ragazza è troppo grassa, o magra ad esempio… [...] Le ragazze si sentono in famiglia molto giudicate.

Maura Gancitano
Filosofa, saggista e opinionista italiana

In quale contesto le è capitato di subire giudizi sul proprio aspetto l’ultima volta?

In famiglia

43%

Per strada

35%

Sul lavoro

24%

A scuola / Università

16%

Tra amici

16%

Online / sui social

12%

Il conflitto tra libertà e sottomissione ai diktat generali della bellezza e al rifiuto della vecchiaia emerge evidente. Gancitano lo commenta guardando al tempo storico che viviamo: “Stiamo vivendo un momento molto più difficile da decodificare rispetto a prima e agli anni 90. Per me non si tratta di creare un’opposizione tra chi ricorre e chi no alla chirurgia estetica, la questione è nel percorso che ti porta a decidere che interventi fare. Per esempio, si dovrebbe riflettere sul fatto che la chirurgia può migliorare la salute mentale solo se si è fatto quel percorso. Anche se si parla di cambiare e di non giudicare il corpo, questo sguardo- è sconfortante purtroppo – non cambia né da parte di chi giudica né dell’adolescente che guarda sé stesso. Ancora si giudicano i corpi anche se ne parla molto di più. Le giovanissime sono molto consapevoli, hanno percezioni diverse. La bellezza è una questione di salute mentale… negli anni 90 c’era ancora l’idea di bellezza naturale e chi cercava altro era considerato una vittima del sistema, ma oggi c’è bisogno di riconoscimento di sé… viviamo in un momento molto difficile per fare discorsi generali. Nelle scuole trovo reazioni diverse anche nella stessa città ed età: però è un argomento che coinvolge, i ragazzi hanno bisogno di parlarne e pensarci”.

Pregiudizi di famiglia

L’aspetto estetico femminile continua ad essere al centro dell’attenzione: le critiche sono subite prima di tutto in famiglia, ma anche per strada (35%), sul lavoro e a scuola/università (16%), tra amici (16%) e infine sui social (12%). Le italiane più mature si dicono più serene e libere dai rigidi canoni estetici (lo dice il 70% delle 59-70enni) e libere di decidere se mostrare o cambiare oppure no qualcosa del proprio corpo (lo pensa il 79% di loro), il 57% delle 27-40enni si piace meno e cambierebbe qualcosa: più libere e più insicure, il dato che torna ricorrente.

I dati emersi soprattutto sulle generazioni più giovani ci invitano ad indagare il legame tra la bellezza e il sé e la salute psico-emotiva: un equilibrio interiore difficile da trovare che andrebbe sempre di più messo al centro del discorso, forse anche per fugare quelle facili scorciatoie di giudizio, anzi pregiudizio, che tornano nel tempo, in barba a movimenti di emancipazione e libertà femminile. Perché la bellezza ha un valore, e magari, salva.

Indagine Yoodata/POLYTECH Italia realizzata attraverso 1.009 interviste a campione rappresentativo della popolazione adulta. Il campione è del tipo stratificato proporzionale; la rappresentatività della popolazione italiana è assicurata dall’utilizzo delle variabili di distribuzione degli intervistati: per regione, ampiezza del centro di residenza, genere ed età. L’ampiezza del campione permette di analizzare i risultati con un tasso di errore variabile tra un minimo di +/- 0,6% e un massimo di +/- 3%, per un livello di confidenza del 95%.

Riproduzione riservata; citazione parti solo con fonte “manisulcuore.it

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