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I dubbi delle donne sui rischi delle protesi al seno

I dubbi delle donne su protesi e ricostruzione del seno

di Maria Teresa Bradascio
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Le protesi inserite nel seno provocano una sensazione di freddo? Le protesi vanno sostituite, e dopo quanti anni? Massaggiare il seno ammorbidisce l’impianto protesico? Le ditte produttrici di protesi per il seno possono interagire con le pazienti? Le protesi aumentano il rischio di linfoma anaplastico?

Durante il Padova Breast Meeting del 2022, svolto a Padova, alcune associazioni di pazienti hanno partecipato al congresso ‘interrogando’ gli specialisti sui principali quesiti e dubbi che attanagliano le donne sulla ricostruzione mammaria. Mani sul Cuore ha partecipato al dibattito. Riportiamo i principali quesiti e le risposte di alcuni chirurghi plastici presenti sul palco a Padova.

Protesi al seno e sensazione di freddo

Run For IOV

Marina Franceschi, di RunForIOV, progetto nato in collaborazione con l’Istituto Oncologico Veneto di Padova, di cui fanno parte donne operate di tumore al seno che si dedicano alla corsa per partecipare alle più importanti maratone del mondo:

“Durante gli allenamenti, nella parte del corpo dove ci sono le protesi, molte donne avvertono la sensazione di freddo. Anche facendo passare l’acqua molto calda sul seno, la sensazione persiste e, spesso, per la limitata sensibilità la paura è quella di scottarsiÈ possibile che questo dipenda dalle protesi? E, nel caso fosse così, esiste una soluzione?”

“La sensazione di freddo – risponde Carlo Magliocca, presidente in carica della Società Italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica – non può assolutamente dipendere dall’impianto protesico perché la protesi mammaria è costituita essenzialmente da silicone che è un derivato del silicio, materiale inerte. Sia la membrana esterna sia il gel di riempimento sono fatti di silicone che è una sostanza termostabile che né si riscalda né si raffredda in base alla temperatura. La sensazione che si può avere di differenza termica tra la zona dove sono presenti le protesi e il resto del corpo, probabilmente, è dovuta alle terminazioni nervose che possono essere in qualche modo interessate dalla capsula che si forma intorno alla protesi o dalla protesi stessa che le comprime. Per quanto riguarda il problema della limitata sensibilità, bisogna tenere a mente che tutte le terminazioni nervose, quindi sensitive, normalmente attraversano la ghiandola e arrivano alla cute, ma quando si esegue la mastectomia si toglie tutta la ghiandola mammaria e automaticamente viene compromessa la sensibilità. Il recupero è molto lento, ci vogliono anche quasi due anni per poter riacquistare in parte la sensibilità della mammella”.


“Se –  sottolinea Franco Bassetto, professore ordinario alla Clinica di Chirurgia Plastica dell’Università-Azienda Ospedaliera di Padova – la sensazione di protesi fredda diventa molto fastidiosa si consiglia di parlarne con il chirurgo, ma nella maggior parte dei casi dopo 7-8 mesi la protesi viene completamente integrata nella percezione corporea”.

L'interazione tra i produttori delle protesi e le pazienti

Volontà di vivere

Anna Donegà, dell’Associazione Volontà di Vivere, associazione di volontariato che accoglie il paziente oncologico e i suoi familiari per intraprendere un percorso di sostegno e riabilitazione psicofisica:

“Molte donne non sono conoscono i diversi tipi di ricostruzione e gli eventuali problemi. Le aziende che producono le protesi sono interessate a confrontarsi con i medici per poter migliorare la comunicazione con le pazienti? In che modo le donne possono essere guidate verso una scelta consapevole?”

“Tra le aziende e noi medici chirurghi il dialogo è costante”, spiega Franco Bassetto. “Le aziende si interfacciano con noi per tenerci informati sulle novità che sicuramente hanno una ricaduta sulla qualità della ricostruzione, ma siamo noi medici a dover comunicare con le pazienti. Le associazioni possono aiutarci nel dare informazioni corrette, ma le informazioni più dettagliate e i dubbi relativi a situazioni specifiche vanno discusse con il chirurgo nel corso della visita. Le pazienti non devono mettersi in contatto con le aziende, e le aziende hanno precisi obblighi normativi che vietano di influenzare questo tipo di scelte. Sarà il chirurgo a spiegare quali sono i diversi tipi di protesi, senza menzionare ovviamente il nome dell’azienda, e a indicare il tipo di ricostruzione adeguata caso per caso. Dietro alle aziende c’è sicuramente tanta ricerca per poter realizzare prodotti sempre più nuovi e performanti, ma è fondamentale che durante la visita chirurgica la donna sia informata dall’equipe di medici della breast unit in modo chiaro e sia coinvolta nella decisione e nella pianificazione del tipo di intervento”.

Massaggi Al Seno

Sostituzione delle protesi nel tempo e massaggi

29 giorni

Valentina Ruble, fondatrice di Progetto 29 Giorni, nato per raccogliere fondi a favore di test genetici per la prevenzione contro il tumore del seno e dell’ovaio:

“Le protesi vanno sostituite sempre ogni 10-15 anni o ci sono casi in cui è possibile non sostituirle mai?”

Le protesi non sono eterne, hanno una durata temporale media compresa tra 10 e i 15 anni, come evidenziato dalla letteratura scientifica mondiale, – sottolinea Carlo Magliocca, presidente eletto della Società Italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica. – Potrebbero andare incontro a usura e rompersi.  Se dopo i 10 anni le protesi non si danneggiano, ovviamente non si cambiano. Per questo è importante effettuare una mammografia ed una ecografia annuale e, superati i dieci anni dall’intervento, anche una risonanza magnetica ogni anno. La rottura può essere sintomatica o asintomatica. Quando è sintomatica può provocare un edema o rigonfiamento della mammella, una variazione della forma del seno, rossore e raramente dolore. Se asintomatica, invece  la rottura si può osservare tramite i controlli annuali di routine, mammografia ed ecografia. ma la risonanza magnetica va ripetuta sempre ogni anno per valutarne lo stato. Consideriamo anche che le ditte produttrici indicano in media una garanzia di circa 10 anni”.

“Le protesi mammarie – precisa Magliocca – sono dispositivi medici classificati dal Ministero della Salute in III classe B e, in Italia, il Ministero della Salute ha istituito un registro delle protesi mammarie. A breve sarà obbligatorio per tutti i chirurghi registrare tutte le pazienti e le varie tipologie di impianto protesico inserito. Anche le ditte produttrici dovranno collaborare e annotare nel registro tutti i dati delle protesi. Avremo così un primo reale monitoraggio dello stato di questi dispositivi”.

“Una volta che le cicatrici sono guarite, è necessario massaggiare le protesi per renderle più morbide?”

Rispondono Magliocca e Bassetto: “No, in passato con i vecchi impianti, a superficie liscia, si inserivano prevalentemente in posizione retro muscolare ed era frequente massaggiare le protesi. Ma oggi – concordano i due esperti – non c’è assolutamente questa necessità e non ci sono studi scientifici che mostrano l’utilità del massaggio per prevenire l’eventuale indurimento da contrattura capsulare intorno alle protesi”.

I dubbi delle donne sui rischi delle protesi

Protesi e linfoma anaplastico

aBRCAdabra Onlus

Elisabetta Capittini, di aBRCAdabra Onlus, prima associazione nazionale nata per sostenere tutti i portatori di mutazioni dei geni BRCA e le loro famiglie:

Cosa possiamo dire alle donne spaventate dalla possibilità di sviluppare il linfoma anaplastico a grandi cellule a causa dalle protesi testurizzate?”

“Innanzitutto – sottolinea Franco Bassetto – va detto che l’incidenza della malattia è estremamente bassa. Nel rarissimo caso in cui si manifesti, i sintomi sono evidenti e, sottoponendosi a una visita di controllo, si individuerebbe subito la causa. La malattia ha un decorso favorevole se individuata nelle prime fasi. Inoltre, va sottolineato che tutta la letteratura mondiale associa questa malattia quasi esclusivamente alle protesi che hanno una membrana esterna cosiddetta macrotesturizzata, cioè una superficie rugosa, e questo tipo di protesi sono state tolte dal commercio circa 8-9 anni fa”.“Nel caso in cui le donne avessero questo tipo di impianti – specifica Carlo Magliocca – non significa che devono sottoporsi a un intervento preventivo per rimuoverli, ma è necessario continuare a fare regolarmente i controlli ogni anno. Inoltre, la Società italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica (Sicpre) ha istituito un osservatorio nazionale per monitorare questo tipo di linfoma associato alle protesi rugose e Sicpre attualmente sta producendo anche delle linee guida sulle complicanze associate agli impianti protesici mammari”.

Riproduzione riservata; citazione parti solo con fonte “manisulcuore.it

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