I cambiamenti nella ricostruzione e i timori femminili
La pandemia ha avuto un peso enorme sulla vita di ognuno di noi: i vari lockdown, poi la ripartenza e l’aumento delle liste d’attesa , insieme alla paura del contagio negli ospedali hanno portato molte donne a rimandare i controlli di prevenzione del tumore al seno e le operazioni di chirurgia ricostruttiva. Questo ha fatto registrare un ulteriore aumento di diagnosi, del numero di tumori in fase avanzata e della possibilità di intervenire più tardi con le ricostruzioni post mastectomia.
Cosa è cambiato nelle Breast Unit italiane e quali timori e dubbi hanno avuto le pazienti nell’annus horribilis scandito dall’arrivo del Covid-19? Lo hanno indagato le specialiste, senologhe, chirurghe plastiche e psico-oncologhe che hanno partecipato alla terza edizione di DONNA X DONNA, iniziativa di sensibilizzazione sulla ricostruzione mammaria coordinata dall’associazione Beautiful After Breast Cancer Italia Onlus (BABC). Ecco cosa è successo nei reparti.
“Il dato più importante – afferma Marzia Salgarello, presidente dell’associazione BABC e responsabile del reparto di Chirurgia Plastica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, Irccs di Roma – è che, diversamente da altre realtà europee dove, soprattutto nel primo lockdown, si è registrato un vero e proprio arresto degli interventi di ricostruzione mammaria, da noi questo non è accaduto, sebbene ci siano state alcune variazioni rispetto all’anno precedente”.
Nei dodici mesi del 2020, le ricostruzioni mammarie immediate eseguite hanno, infatti, subito un rallentamento rispetto al 2019: sono state 2.935, con un calo di 157 operazioni (- 5%). Un calo più evidente, invece, per le ricostruzioni ‘immediate’ con inserimento di espansori provvisori, cioè una procedura che richiede un successivo intervento, che ha registrato una diminuzione di circa il 19% – 1130 interventi a fronte dei 1402 del 2019 . Sono invece state privilegiate le ricostruzioni immediate del seno con uso di protesi in tempo unico che infatti sono aumentate del 15,2% rispetto al 2019. Nel 2020 sono stati fatti 1129 interventi, a fronte dei 980 del 2019. Come mai?
“Le ricostruzioni – spiega Salgarello – si dividono in immediate e differite, cioè rispettivamente quelle che vengono effettuate nello stesso momento dell’intervento di asportazione del tumore e quelle che sono eseguite, invece, in un secondo tempo. In quest’ultimo caso, nell’immediato, viene inserita una protesi provvisoria, l’espansore, e poi è necessario un successivo intervento chirurgico per la sostituzione definitiva. Durante il Covid – continua l’esperta – le sale operatorie hanno ovviamente privilegiato i casi oncologici, come indicato dalle linee guida europee e, quindi, mentre le ricostruzioni differite hanno subito un rallentamento, gli interventi di ricostruzione immediata non si sono fermati”. “
Quasi sempre – afferma Salgarello, – abbiamo optato per la ricostruzione in tempo unico, proprio perché in una situazione di emergenza come quella della pandemia avrebbero potuto esserci difficoltà a eseguire il secondo intervento di sostituzione della protesi temporanea, cioè dell’espansore”.
La tecnica privilegiata per la ricostruzione in tempo unico è stata l’inserimento delle protesi direttamente in sede prepettorale, quindi davanti al muscolo, evitando così l’utilizzo degli espansori sottomuscolari.
Perché? Quali sono i vantaggi? “Questa tecnica – sottolinea Marzia Salgarello, – è la più moderna e la meno traumatica per le donne. Non coinvolgendo il muscolo pettorale, risulta meno dolorosa e facilita la ripresa postoperatoria. È una tecnica messa a punto circa sei anni fa, ma in questo momento in particolare è risultata vincente. Ha permesso, infatti, di raggiungere migliori risultati, riducendo sia i tempi di degenza ospedaliera sia i fastidi post-operatori”.
Per quanto riguarda le mastectomie senza ricostruzione, queste ultime sono leggermente aumentate passando da 805 a 826 nel 2020 (+2,6%), mentre sono diminuiti gli interventi di chirurgia ‘conservativa’ ovvero di asportazione parziale della ghiandola per tumori più piccoli, a seguito della quale si effettuano dei piccoli rimodellamenti (oncoplastica di primo livello) oppure dei rimodellamenti più complessi che includono la chirurgia del seno sano per simmetria (oncoplastica di secondo livello). I casi di oncoplastica di primo livello sono passati, infatti, da 2551 casi a 2462 nel 2020 (-3,5%) e gli interventi di oncoplastica di secondo livello da 437 del 2019 a 362 nel 2020 (calo di oltre il 17%).
“Dopo il tumore e la mastectomia ci mancava il Covid. Sono ansiosa, temo di contagiarmi e non voglio tornare in ospedale per la ricostruzione del seno”
“Ho già subito più operazioni e terapie, non voglio anche vaccinarmi”
“Il vaccino mi ha provocato un ingrossamento dei linfonodi ascellari, che significa?”
“Devo fare la terza dose o l’anti-influenzale?”
“Tutto quello che è successo a causa del Covid mi fa pensare che ritornare in ospedale per la ricostruzione del seno, che è un mio capriccio, sia inopportuno”
Queste alcune delle domande che le pazienti hanno rivolto alle specialiste delle Breast Unit coinvolte nel progetto DONNA X DONNA edizione 2021.
Tutte le loro perplessità e le risposte delle specialiste le leggete nella brochure qui di seguito:
L’indagine condotta per DONNA X DONNA ha preso in considerazione 13 Breast Unit, un campione che comprende Breast Unit del nord, del centro e del sud Italia. Precisamente: Molinette di Torino, ospedale San Martino di Genova, Policlinico San Matteo di Pavia, ASUFC di Udine, Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ASST Sette Laghi di Varese, AUSL Romagna – Forlì, Ravenna, Faenza, Sant’Arcangelo, Campus Biomedico di Roma, Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, Ospedale Fatebenefratelli di Roma, Azienda Ospedaliera Universitaria P.Giaccone di Palermo, UOC Chirurgia Generale Universitaria V.Bonomo dell’Università degli studi di Bari e l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari.
Bella stagione, mare, sole e decolleté in primo piano. Abbiamo intervistato Pucci Romano, docente di Dermatologia presso l’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma e presidente Skineco (Associazione internazionale di EcoDermatologia) e Andrea Sagona, chirurgo senologo presso la Breast Unit dell’Humanitas Cancer Center di Rozzano per chiarire alcuni aspetti sugli accorgimenti e le cure più indicate per la zona décolleté e mammelle, anche per le donne che si sottopongono ad interventi chirurgici o terapie oncologiche o hanno un impianto di protesi mammarie.
Quale è il migliore chirurgo estetico? Come e dove trovarlo? A chi chiedere quale sia la migliore tecnica operatoria per rifare, ad esempio, il seno?
Barbara Amadori, insegnante di sostegno, laureata all’Accademia di Belle Arti di Urbino e da sempre appassionata di arte contemporanea, nel 2019 ha ricevuto la diagnosi di tumore al seno. Durante il percorso di cura ha sentito il bisogno di comunicare attraverso il linguaggio dell’arte la malattia. L’abbiamo intervistata per farci raccontare come è nata l’idea, e come è stata realizzata, della mostra ‘Arte come cura’ inaugurata a Città di Castello (Umbria) il marzo scorso ma che tornerà dal 7 al 29 maggio al Museo Casa Cajani di Gualdo Tadino. La mostra è stata realizzata grazie alla collaborazione con l’Aacc – Associazione Altotevere contro il cancro. Nella photo-gallery alcune opere delle 15 artiste che hanno partecipato.
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