Il termine ‘seno’ identifica nel linguaggio comune l’organo mammario simbolo per eccellenza della femminilità ma il termine deriva in realtà dal latino ‘sinus’ ovvero ‘insenatura’ e definisce l’area concava che si crea al centro delle mammelle.
Il termine ha quindi un significato relativo alla sinuosità tipica dell’intera area del torace femminile fatta di aree convesse e concave, dunque il cleavage come dicono gli inglesi riferendosi alla scollatura e, come si legge sul vocabolario Treccani ‘la piega concava formata dalla veste, nella quale le donne portavano i loro […] piega, spazio concavo formato da un’incurvatura della veste’.
Ecco perché quando si dice ‘seno’ ci si riferisce alle curve e alle sinuosità femminili a livello delle mammelle.
Il tessuto ghiandolare è responsabile della produzione e del trasporto del latte ed è formato da un insieme di strutture ghiandolari chiamate lobi. Ciascun lobo è composto da piccoli lobuli, in cui, dopo un’ adeguata stimolazione ormonale, si produce il latte che viene raccolto nei dotti galattofori (o lattiferi) che lo trasportano sulla superficie del capezzolo.
Capezzolo e areola contengono fibre muscolari e diverse terminazioni nervose.
Il seno è composto anche del tessuto adiposo che ha la funzione di proteggerlo dai traumi. La dimensione del seno è determinata per la maggior parte dal grasso in esso contenuto e non ha alcuna influenza sulla produzione o sulla qualità del latte prodotto.
Il capezzolo è localizzato al centro dell’area maggiormente pigmentata, ovvero l’areola.
Questa diversa pigmentazione della pelle funge da vero e proprio bersaglio per aiutare il bambino a localizzare il centro del seno quando la sua vista non è ancora completamente sviluppata. Il capezzolo è anche ricco di elementi elastici e di fasci muscolari dell’areola e del capezzolo formano il muscolo areolo-mammillare, responsabile dell’erezione del capezzolo e della contrazione dell’areola.
Formano la regione mammaria, oltre al sistema linfatico, vascolare e nervoso, la pelle, il tessuto connettivo sottocutaneo, la ghiandola mammaria. Il tessuto cellulo-adiposo avvolge la ghiandola dalla fascia del muscolo Grande Pettorale.
La ghiandola mammaria si appoggia perciò sul muscolo Grande Pettorale, lateralmente sulle porzioni anteriori del muscolo Dentato anteriore e, in basso, su parte dei muscoli
Obliquo esterno e Retto dell’addome. E’ separata dalla fascia del muscolo Grande Pettorale da uno strato adiposo, lo spazio retromammario, in continuità con quello interposto tra gli elementi ghiandolari e contenente linfatici e piccoli vasi.
Sotto il muscolo Grande Pettorale, il muscolo Piccolo Pettorale è incluso in una fascia clavico-pettorale che si estende lateralmente fondendosi con la fascia ascellare. Nel tessuto sottocutaneo ci sono numerosi fasci fibrosi, detti legamenti di Cooper.
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L’apporto del sangue alla mammella è garantito principalmente dall’arteria mammaria esterna, ramo dell’arteria ascellare e dall’arteria mammaria interna, ramo dell’arteria succlavia, nonché da perforanti provenienti dalle arterie intercostali.
Contribuisce alla vascolarizzazione anche una fitta rete di vasi che, penetrando all’interno della ghiandola, terminano in sottili reti capillari che circondano i dotti escretori e gli alveoli.
Il ‘parenchima mammario’, cioè la parte ghiandolare del seno, è drenato da una fitta rete venosa che scarica principalmente nella vena mammaria interna ma anche nella vena ascellare e nelle vene intercostali .
Molte delle numerose vene che attraversano le mammelle si vedono anche ad occhio nudo.
La radioterapia, eseguita prima o dopo l’impianto mammario, induce ad una frequenza maggiore della contrattura capsulare ma ogni singolo caso andrà valutato dallo specialista.
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Il drenaggio linfatico del seno svolge un ruolo importante in caso di neoplasia e l’attenta osservazione di questo sistema permette di predire le zone che più comunemente sono interessate da eventuali metastasi. Ecco come è strutturato il sistema di drenaggio della linfa a livello delle mammelle:
La ghiandola mammaria possiede anche una ricchissima rete di vasi linfatici superficiali e profondi che trasportano la linfa dalle porzioni centrali della ghiandola, dalla cute, dall’areola e dal capezzolo che, passando per il gruppo di linfonodi pettorali anteriori, drena principalmente verso i linfonodi ascellari. Il sistema dei linfonodi di destra e sinistra è collegato tramite le rete linfatica del torace e si connette con le grandi vene che ritornano al cuore.
I gruppi linfonodali più importanti sono dunque tre: linfonodi ascellari, linfonodi mammari interni e linfonodi interpettorali, questi ultimi non costantemente presenti. I linfonodi ascellari costituiscono la zona di maggior drenaggio.
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Testi su supervisione scientifica a cura di Barbara Cagli, chirurgo plastico, ricostruttivo ed estetico Breast-Unit Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma.
Fonti:
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